UNIVERSI è il suo ultimo disco, si tratta di un viaggio travolgente nei sentimenti di Dox oMorgan, rapper e autore italiano con base in Svizzera che ha deciso di fare del rap la sua più grande passione e si racconterà oggi a CrisiMag.
Come ti sei avvicinato alla musica?
Ci sono stati due eventi chiave che mi hanno portato ad iniziare a fare musica. Il primo, è stato ascoltare “A pugni col mondo” degli Articolo 31 (J. Ax e Dj Jad) mentre stavo passando un periodo davvero molto buio e pesante della mia vita. Quella canzone mi ha fatto capire che la musica è molto più di una semplice forma d’intrattenimento, ma è il mezzo più potente che esista per parlare alle persone e toccare le loro corde più intime e profonde.
Il secondo, è stato ritrovarmi in classe un ragazzo più grande di me che rappava e che aveva un piccolo studio di registrazione. Mi ha spinto lui a scrivere i miei primi testi e a farmi stare per la prima volta davanti ad un microfono (grazie Ene).
Perché la scelta del rap, chi sono stati gli artisti che ascoltavi nelle cuffiette da bambino?
Il mio primo contatto, inconsapevole, con il rap l’ho avuto nel 1999 grazie alle compilation di Festivalbar. In uno dei quattro cd era presente “Mai più” dei Sottotono (Tormento e Big Fish). Avevo 8 anni, non sapevo cosa fosse il rap, ma quella era la canzone che più mi piaceva e non capivo il motivo. Più avanti, alle medie, un mio compagno di classe mi fece ascoltare “S.A.I.C.” di Bassi Maestro con Fabri Fibra e in me è scattato qualcosa: ho capito che quella sarebbe stata la musica che avrei ascoltato da quel momento in poi.
Cosa ne pensi dei rapper di oggi?
I rapper di oggi, come quelli di ieri o qualsiasi tipo di artista o lavoratore, li divido in due categorie: quelli seri, che rappano perché amano quello che fanno e quelli che vogliono solo mettersi in mostra, mettendo davanti loro stessi al proprio lavoro. Io ho sempre ascoltato e seguito i rapper e gli artisti di prima categoria, perché alla fine sono quelli che rimangono, vincono, sul lungo periodo.
Raccontaci del nuovo disco, il processo di scrittura, produzione e registrazione e anche dei Feat.
Il percorso che mi ha portato a scrivere e realizzare questo disco è stato molto lungo ed intenso. Sono entrato in studio a registrare il primo brano a febbraio 2018 e ho concluso ad aprile 2019. Per quanto riguarda la scrittura, non ho un rituale o comunque una modalità standard da seguire. Mi è capitato di scrivere sul Mac, sull’Iphone, sulla carta e soprattutto in posti e momenti diversi come casa mia, il treno, il bus e su di una panchina al parco. Sono molto contento delle collaborazioni all’interno di “Universi” (il disco), ho cercato in primis di collaborare che secondo me erano i migliori del mio territorio. Con alcuni di questi c’è una conoscenza e un rapporto di amicizia da tempo, mentre per altri invece l’amicizia è nata proprio grazie alla collaborazione. Inoltre sono presenti nomi molto noti sulla scena italiana come Dydo, Blue Virus, Jack Sapienza e Eiemgei…che definirei le ciliegine sulla torta.
Se dovessi fare un confronto con il passato (prima dell’ultimo album) e oggi; quanto sei cresciuto? Ti saresti mai immaginato di arrivare a questo punto?
Anagraficamente un anno e mezzo più o meno. Artisticamente molto. Soprattutto grazie a Robi, con il quale lavoro in studio. Credo che come persona sia cresciuto molto, perché ho scritto e realizzato un disco molto personale, mettendoci dentro davvero tanto di me e dei miei sentimenti. Questo mi ha aiutato a rendere vera, non banale, ogni canzone e a liberarmi di alcune cose che mi tenevo dentro.
No, non mi sarei mai immaginato di arrivare a questo punto. Un po’ ci speravo, ma non ci credevo moltissimo all’inizio di questo percorso.
Hai qualcosa in programma per questa estate? E i tuoi progetti futuri?
Al momento non ho programmi per l’estate. Rimango vigile in attesa di occasioni interessanti per promuovere il disco e per suonare. Sto ancora cercando di capire quanto possa piacere o no agli altri. A progetti futuri non ho ancora iniziato a pensare, cerco di godermi il periodo post pubblicazione, ma mi piacerebbe lavorare su un progetto con un tiro un po’ diverso, un EP, un mixtape o una serie di singoli più street, più duri.
Se ti rimanesse un giorno di vita; cosa faresti?
Sono due le opzioni: o passerei tutta la giornata insieme alle persone che amo o diventerei un super criminale, non dovendomi preoccupare delle conseguenze.